
“Fotografie – autobiografia di una famiglia” è il racconto a più voci di una vita e di una famiglia che si intreccia con la Storia, dall’Emilia papalina dell’800 alla fine degli anni ’70 del novecento. Marco Branzoli ci guida attraverso i luoghi dell’infanzia - un grande appartamento nobile, la veranda degli attrezzi, le estati liguri - e ci presenta i membri di una famiglia vivida: bisnonno musicista, nonno plurilaureato e sventato, padre autoritario e colonnello, fratelli che segnano l’identità di un ragazzo. La narrazione si sposta con naturalezza tra i ricordi domestici e i grandi fatti pubblici: scuole rigide e selettive, uccisioni di Presidenti e di eroi discutibili e predicatori, partite di pallone, lezioni universitarie, giornate al club, notizie di guerra e di terrorismo e scandali politici. I personaggi emergono per il loro quotidiano, i loro difetti, la loro tenerezza; la trama non è un romanzo d’azione, anche se di eventi ce ne sono fin troppi, ma un tessuto di episodi intimi che svelano il carattere di chi scrive, che ci comunica chi è e forse ci aiuta a capire chi siamo noi. Temi centrali: memoria familiare, formazione personale, rapporto tra radici e futuro, il peso della storia collettiva sulla vita privata. Il registro narrativo alterna fasi intimistiche, ironiche ed emozionali a quelle distaccate e asettiche degli eventi storici, tutti comunque puntualmente valutati eticamente. All’inizio di ogni capitolo appare un dialogo quasi surreale tra l’io narrante e un alter ego misterioso, diretto a introdurre il tema filosofico della Storia e della sua conoscenza. Il finale rimane aperto, come una fotografia che suggerisce un racconto più ampio: il lettore è invitato a completare con la propria immaginazione la storia ancora in divenire.